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Gay & Bisex

Farmacia (parte 1)


di LettoreErotico
16.06.2025    |    3.624    |    3 9.4
"Lo spazio non era molto per due persone ma abbastanza per stare comodi e poter far sedere il ragazzo sul piccolo lettino medico che era stato aggiunto nel periodo dei test per il Covid..."
La cosa che prima lo colpì di lui era la fretta che gli si leggeva negli occhi. Il ragazzo era in fila dietro due vecchiette venute lì in farmacia per comperare le solite pillole per la pressione.
Purtroppo quella ormai giunta al bancone insisteva che un certo dosaggio di cui soltanto lei avesse mai sentito parlare esistesse, e stava obbligando Teresa a controllare in tutti i cassetti alle sue spalle.
Al sentire la bizzarra richiesta il ragazzo in fila iniziò a saltellare sul posto cercando in vano di alleviare lo stress.

Fu quel leggero saltellare che colpì per la seconda volta gli occhi di Giuseppe. Il ragazzo indossava una maglietta aderente e un pantalone in tuta d’acetato e il movimento faceva muovere su e giù ritmicamente i pettorali di cui era adorno il suo petto. Questi erano leggermente schiacciati l’uno contro l’altro a causa delle braccia, tenute strette davanti con le mani l’una dentro l’altra all’altezza dell’inguine. Quella posa metteva in risalto i tricipiti ben sviluppati, quasi stretti nelle maniche corte della maglietta. Mentre il fatto che le mani fossero occupate a coprire qualcosa incuriosì ulteriormente Giuseppe.

Decise di cogliere la palla al balzo e fece un cenno al ragazzo di seguirlo al bancone a fianco.
“Buongiorno, come posso aiutarti?” disse il farmacista al ragazzo che non poteva che avere poco più di vent’anni.
“Salve, mi servirebbe… mi servirebbero… dei…” rispose titubante il ragazzo “dei… mi…” tentò ancora con poco successo.
Giuseppe, col senno dei suoi anni di esperienza, capì di cosa avesse bisogno il ragazzo e afferrò da sotto il bancone un pacchetto da dodici di preservativi.
“Di questi?” chiese il farmacista a voce bassa, e vedendo il ragazzo annuire prese a scannerizzare il prodotto alla cassa.
“Ah” fu la triste reazione del ragazzo al vedere il prezzo di sette euro e cinquanta centesimi illuminarsi sullo schermo della cassa.
“Preferiresti una confezione da sei?” chiese Giuseppe realizzando che il ragazzo aveva con sé solo una banconota da cinque euro. “Viene tre euro e novanta” aggiunse per rassicurare il ragazzo.
“Grazie mille, mi salveresti la vita” rispose lui porgendo la banconota al farmacista. Poi si fermò con la mano a mezz’aria e ritrasse la banconota dubbioso.
“Che succede però se sbaglio misura? Rischio di romperli?” chiese il ragazzo guardando la grossa M stampatello sulla confezione rossa.
“Beh diciamo che può succedere, ma devi aver sbagliato di molto” rispose il farmacista iniziando ad immaginare cosa ci celasse sotto quella tuta. Il tono con cui il ragazzo aveva chiesto quella domanda non sembrava affatto colorato dalla solita arroganza con cui alcuni uomini più adulti erano soliti chiedere una taglia più grossa. Nella sua espressione invece si celava l’innocenza di una persona che non aveva mai avuto qualcuno da cui imparare certe cose.

“Questi purtroppo sono gli unici soldi che oggi ho con me e non potrei tornare a comprarne altri. E se ne comprassi tipo una taglia più grande così siamo sicuri che vanno bene?” chiese speranzoso.
“Peggio” lo ammonì il farmacista “Rischieresti che si sfilasse durante… beh mi capisci, no?”
Il ragazzo annuì e il suo sguardo sconfitto si abbassò sulla banconota che teneva stretta nella mano. Poi prese una decisone e si sporse verso il bancone cercando di lasciare meno spazio possibile tra le sue labbra e l’orecchio di Giuseppe.
“Il problema è che questa potrebbe essere l’unica possibilità che ho con questa ragazza e lei è terrorizzata dal farlo senza preservativo quindi non posso proprio sbagliare. Lo so che è una domanda stupida ma non è che per caso posso provarne uno prima di comprarne il pacco?” chiese il ragazzo senza alzare gli occhi dal balcone per la vergogna.
Giuseppe non sapeva come reagire ad una richiesta tanto ridicola. Normalmente avrebbe riso e dichiarato la richiesta inadeguata, ma qualcosa lo aveva frenato. Era combattuto da un’idea assurda. Lanciò uno sguardo alla porta alla sua destra, poi si volse verso il ragazzo oltre il bancone e posò gli occhi sulle sue spalle piazzate e poi lungo le gambe strette nella tuta.

Pensò che se il ragazzo poteva fare domande così ridicole lui poteva rispondere con soluzioni altrettanto ridicole, e così gli disse di seguirlo nella stanza affianco.
I due entrarono nel ripostiglio dove i farmacisti tenevano alcune delle scorte e Giuseppe chiuse la porta alle sue spalle. Lo spazio non era molto per due persone ma abbastanza per stare comodi e poter far sedere il ragazzo sul piccolo lettino medico che era stato aggiunto nel periodo dei test per il Covid. Il farmacista guidò il ragazzo con un gesto e poi prese alcune scatole da una mensola. Le poggiò sul lettino affianco le cosce del ragazzo. Cosce chiaramente ben allenate. Grosse. Toniche. Si vedeva da come la tuta d’acetato era tesa da tanto volume.

A quel pensiero Giuseppe incominciò di nuovo a sentirsi qualcosa crescere nelle mutande. Fortunatamente il camice era abbastanza lungo da coprire quella zona.
“Scusami ancora, forse la mia richiesta è stata un po’ strana. Grazie mille…” disse il ragazzo, “Giuseppe” rispose il farmacista.
“Piacere, Paolo” disse l’altro porgendogli una mano da stringergli, qualcosa di insolito tra farmacista e cliente ma che Giuseppe accettò istintivamente. Una mano un po’ sudata per l’emozione ma con una presa forte, probabilmente allenata da mesi di sollevamento pesi. Quella stretta così decisa fece subito pensare a Giuseppe a quanto sarebbe stata perfetta attorno al suo cazzo duro.
Si sorprese un’altra volta di quanto si stesse irrigidendo il suo membro nei pantaloni e portò di fretta la mano con cui aveva appena toccato Paolo nella larga tasca davanti del camice, in un tentativo di nascondere la stoffa che si stava alzando.

Fu un errore. Il tocco della mano fu sufficiente per portare la lunghezza del suo arnese alla lunghezza massima. Lo sentiva sotto i polpastrelli. Duro come una roccia.
“Quale posso provare?” la domanda del ragazzo riportò il farmacista alla realtà.
“Ah sì, giusto. Perché non provi questo?” disse Giuseppe estraendo una bustina quadrata da una delle scatole contrassegnata “M”. Nonostante lo sguardo innocente di prima, il farmacista sapeva bene che la maggior parte dei clienti esagera sempre, e volle prima assicurarsi di coprire le basi riguardo la taglia.
Porse la bustina chiusa a Paolo, il quale cercò in vano di aprirla con le dita. Stava cercando il taglietto di partenza ma le sue dita sembravano troppo grosse per quel compito.
Passato qualche secondo Giuseppe avvicinò le dita alla bustina e chiese se poteva offrire una mano.
Il ragazzo lasciò andare e seguì quella bustina blu con lo sguardo fino alle labbra di Giuseppe.
Il gesto del farmacista fu istintivo, guidato ormai da anni di esperienza. Afferrò con i denti il lembo superiore e con una mossa rapida della mascella lo strappò dal resto della busta. Sputò perfino il lembo a terra.
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